Abitiamo tutti. Nel bene e nel male.
Abitiamo spazi diversi, in tempi
diversi:
Per questo vogliamo scrivere insieme a voi un racconto collettivo sull’abitare, nel
quartiere e
nella città.
Un ritratto di persone e di luoghi, che abitano e vengono abitati
in forme diverse.
Non importa se scritti bene o se scritti male, ci piace tutto. Possono essere racconti frutto di pensieri solitari o nati da un dialogo, da un’intervista, da un sentito dire. Racconti di qualsiasi forma (in prosa, in versi…).
Le voci sono belle, sempre. Che dicano piccole cose o grandi cose. Meglio se gli audio sono accompagnati con qualche immagine, ma possiamo inserirle anche noi.
Ci piacciono le foto brutte, oltre che quelle belle. Ci piacciono quelle fatte con la macchina fotografica professionale ma anche fatte con il cellulare. Anche con la Reflex o la Polaroid. Tutti i tipi di fotografie, a luoghi ma anche a persone (soltanto, attenzione alla privacy!)
Possono essere frammenti di video (ancora attenzione alla privacy!), micro documentari o docufiction. Potete registrarli con il cellulare o con tecnologia ad alta definizione da colossal di Hollywood. A voi la scelta.
Raccontateci le vostre storie attraverso disegni belli, ma anche brutti. Realizzati con tecniche raffinate o con la penna. Analogici o digitali. Sbizzarritevi.
Abbiamo anche ambizioni musicali. Solo musiche, musiche con testi. Dal clavicembalo al sintetizzatore passando per la distorsione.
Vogliamo costruire questo racconto collettivo a partire dai contributi di tante persone e organizzazioni, a cui chiediamo di mandarci i loro racconti nelle varie forme.
Vogliamo farlo attraverso tre tipologie di attività, alle quali ti invitiamo a partecipare.
La costruzione di una mappa online, in cui caricheremo tutti gli elaborati che ci manderete.
Lo svolgimento di laboratori (online o in presenza, a seconda delle possibilità) in cui proveremo a legare tra loro quello che abbiamo caricato sulla mappa, a formare diverse riflessioni sull’abitare.
L’organizzazione di eventi (online o in presenza, a seconda delle possibilità) in cui proporremo le riflessioni a interlocutori del mondo sociale e culturale, che ci accompagneranno in questo viaggio.
Per costruire questo racconto collettivo sull’abitare, abbiamo bisogno di te.
Ti chiediamo quindi di inviarci scritti, foto, video, audio, disegni e tutto quello che si può inviare tramite email o strumenti di trasferimento di files.
Non importa che tu sia abitante stabile del quartiere perché è il tuo luogo di residenza, basta che tu lo vivi o che lo attraversi.
Noi caricheremo i contributi su questa mappa e, quando avremo raggiunto un buon numero di elaborati, ti inviteremo via mail a partecipare ai laboratori di riflessione in cui definiremo insieme i temi su cui riflettere.
Ti inviteremo anche a prendere parte agli eventi e a contribuire portando altre testimonianze interessanti che ci aiutino a dare spessore ai nostri ragionamenti.
Questa iniziativa nasce dal progetto Matchbox.
Il progetto nasce nel 2017 da un intervento del Comune di Bergamo, a partire dalla realizzazione dell’edificio di via Fantoni 38, inserito in un più ampio intervento di riqualificazione urbana dell’area attorno alla ferrovia.
L’edificio è composto da 11 unità abitative a canone concordato e da un ampio spazio comune legato ad una grande terrazza, dove vorremmo organizzare eventi culturali e iniziative promosse anche da chi abita il territorio.
Matchbox prende forma dall’interlocuzione del Comune di Bergamo e di Fondazione Casa Amica, gestore degli appartamenti, con diversi soggetti attivi in campo imprenditoriale e culturale.
L’intento del progetto è promuovere iniziative di natura socio-culturale che coinvolgano il quartiere e la città, a partire dalle competenze e dall’impegno degli abitanti e delle organizzazioni assegnatarie delle unità.
Nella seconda metà del 2019 si insediano i primi abitanti e le organizzazioni, con cui Fondazione Casa Amica avvia un percorso di accompagnamento per agevolare il loro ruolo di promotori del coinvolgimento del territorio.
La pandemia ha segnato una forte battuta di arresto al progetto, in particolare all’utilizzo degli spazi pensati aperti al quartiere e alla città.
Si è quindi pensato ad un’iniziativa capace di coinvolgere le realtà che animano il territorio e le persone che lo abitano, anche a distanza: nasce quindi questa “chiamata”.